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Jose "Pepe" Mujica - Uruguay  
  "No soy pobre, soy sobrio, liviano de equipaje, vivir con lo justo para que las cosas no me roben la libertad". 
"No es bonito legalizar la marihuana, pero peor es regalar gente al narco. La única adicción saludable es la de amor"    
"El matrimonio gay es más viejo que el mundo. Tuvimos a Julio César, Alejandro el Grande. Dicen que es moderno y es más antiguo que todos nosotros. Es una realidad objetiva. Existe. No legalizarlo sería torturar a las personas inútilmente". 
En  2012, Uruguay se convirtió, junto con Cuba, en el único país latinoamericano que despenalizó el aborto voluntario, no sin controversia."Legalizando e interviniendo, se puede lograr que muchas mujeres retrocedan en su decisión, sobre todo aquellas en los sectores más humildes o quienes están solas" . 
"Somos medio atorrantes, no nos gusta tanto trabajar. (...) Nadie se muere por exceso de trabajo, pero no es un país corrupto, somos un país decente".   
"Creo que nos están usando de conejillos de indias. ¿Por qué Phillip Morris está prestando tanta atención a un país tan chico? Estoy seguro de que venden más cigarrillos en cuanquier barrio de Nueva York que en el Uruguay". 
José Mujica heredó de su antecesor -y sucesor- Tabaré Vázquez un largo litigio con la tabacalera Philip Morris International (PMI), que acusa a Uruguay de dañar la libertad de comercio con dos de sus medidas contra el tabaco: 
Las advertencias contra el consumo de cigarrillos que en 2009 llegaron a cubrir por ley el 80% de los paquetes, más que en ningún otro país. Y la desaparición de las cajas de palabras como "light" o "mentolado" o "gold", dejando una sóla presentación por marca de tabaco. 
 
"¿Qué es lo que le llama la atención al mundo? ¿Qué vivo con poca cosa, una casa simple, que ando en un autito viejo, esas son las novedades? Entonces este mundo está loco porque le sorprende lo normal". 
 
 
José Pepe Mujica è un mito. In un mondo in cui la gente si scanna per il potere, per l’accumulo di beni materiali, lui, Presidente dell’Uruguay, si trattiene solo 485 dollari dello stipendio per vivere e destina gli altri 7500 alla beneficenza. Vive di poco, anzi di pochissimo, in una vecchia fattoria senza neppure l’acqua corrente, ma solo l’acqua del pozzo. È vegetariano, è sposato, ha un cane. Se non fosse per due energumeni che gli montano la guardia all’inizio della proprietà, nessuno potrebbe immaginare che lì ci vive il presidente della nazione. Alla BBC ha dichiarato “Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”. Mujica ha un passato di sinistra nei Tupamaros, un famoso gruppo di combattenti che si ispirava negli anni sessanta-settanta del secolo scorso alla rivoluzione cubana. Per la sua fede ha trascorso 14 anni in carcere. 
Ovviamente, il discorso del grandissimo José Pepe Mujica non ha avuto quasi risonanza sui media. Forse perché andava controcorrente rispetto a quanto pensano e dicono i grandi della Terra, controcorrente rispetto a globalizzazione e sviluppo? 
<Traduzione del discorso tenuto al Summit Rio+20 da José Mujica Presidente dell'Uruguay 
“Autoritá presenti di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Grazie al popolo del Brasile e alla sua S.ra Presidentessa, Dilma Rousseff. Mille grazie alla buona fede che, sicuramente, hanno presentato tutti gli oratori che mi hanno preceduto. Esprimiamo la profonda volontá come governanti di sostenere tutti gli accordi che, questa, nostra povera umanitá, possa sottoscrivere.   
Comunque, permettetteci fare alcune domande a voce alta. Tutto il pomeriggio si é parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertá. Che cosa svolazza nella nostra testa? Il modello di sviluppo e di consumo, che é l’attuale delle societá ricche?   
Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indú in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Piú chiaramente: possiede il Mondo oggi gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le piú opulente societá occidentali? Sará possibile tutto ció? O dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione?   
Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato societá di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in tutto il pianeta. Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa? É possibile parlare di solidarietá e dello stare tutti insieme in una economía basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternitá?   
Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti é di una magnitudine di carattere colossale e la grande crisi non é ecológica, é política! L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo ... e la vita! Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, cosí, in generale.   
Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita é corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo é elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la societá di consumo é il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi.    
Ma questo iper consumo é lo stesso che sta aggredendo il pianeta. Peró loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non puó durare piú di 1000 ore accesa. Peró esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!   
Ma questo non si puó fare perché il problema é il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e cosí rimaniamo in un circolo vizioso. Questi sono problemi di carattere político che ci stanno indicando che é ora di cominciare a lottare per un’altra cultura. Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Peró non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.   
Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti é di carattere político. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “Povero non é colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di piú e piú”. Questa é una chiave di carattere culturale. Quindi, saluteró volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterró, come governante.   
So che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non é la causa. La causa é il modello di civilizzazione che abbiamo montato. E quello che dobbiamo cambiare é la nostra forma di vivere!   
Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco piú di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese é un esportatore di cibo, di latticini, di carne. É una semipianura e quasi il 90% del suo territorio é sfruttabile.   
I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora piú di prima. Perché? Perché deve pagare una quantitá di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole ricordare … é un vecchio reumatico – come me – al quale giá gli passó la vita davanti!   
E allora uno si fa questa domanda: questo é il destino della vita umana? Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non puó essere contrario alla felicitá. Deve essere a favore della felicitá umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare. Precisamente. Perché é questo il tesoro piú importante che abbiamo: la felicitá!   
Quando lottiamo per il medio ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento del medio ambiente si chiama felicitá umana!”  
 
  PEPE MUJICA. El Presidente (ein Film von Heidi Specogna) | im kult.kino Basel  
                                                                                                
 
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